29/05/2025
Migliaia di amministratori locali si trovano esposti al rischio di incandidabilità anche in assenza di responsabilità dirette, a causa di una normativa che non distingue tra chi ha causato un dissesto finanziario e chi, al contrario, ne ha solo ereditato le conseguenze.
L’art. 248 del TUEL estende infatti l’esclusione dalla candidatura anche a coloro che hanno avuto un ruolo marginale o che si sono trovati a governare una crisi preesistente, spesso nel tentativo di risanare i conti pubblici.
Un meccanismo che finisce per disincentivare le condotte virtuose e che colpisce soprattutto i piccoli Comuni, già messi in difficoltà da anni di tagli e sottofinanziamento. ASMEL ha deciso di sollevare la questione dinanzi alla Corte Costituzionale, depositando una memoria che mette in evidenza la sproporzionalità di una norma capace di trasformare il senso di responsabilità in una colpa.
Chi guida Comuni in dissesto, infatti, si assume spesso l’onere di ricostruire su macerie lasciate da altri. Lo ricorda con forza il Sindaco di Bellizzi, Domenico Volpe: «Chi eredita il dissesto non è un colpevole, è spesso l’unico che ha avuto il coraggio di assumersi una responsabilità. L’art. 248 del TUEL punisce l’impegno, la trasparenza e la voglia di riscatto dei territori più fragili. Nel Mezzogiorno come in tante aree interne, i Sindaci si trovano ad affrontare situazioni economiche compromesse da decenni di tagli e abbandono. Arrivano al governo locale con l’unico obiettivo di risanare e invece vengono equiparati a chi delinque o ha favorito la criminalità. È inaccettabile. Mi fa piacere che ASMEL si sia schierata anche dinanzi alla Consulta dalla parte della buona amministrazione e dei sindaci. Serve un segnale forte: chi prova a risollevare un Comune non può essere punito per il solo fatto di averci provato».
Una battaglia istituzionale che si muove nel solco della tutela della legalità e del sostegno a chi sceglie di amministrare con coraggio territori segnati da anni di difficoltà.