14/11/2024
A ridosso della celebrazione del Congresso ANCI, i Sindaci italiani, intervistati da NOTOSONDAGGI sfatano il mito della prevalenza del centrosinistra nelle amministrazioni comunali ed esprimono a stragrande maggioranza, con il 74%, dissenso sul confronto per l’individuazione del nuovo Presidente dell’Associazione maturato nella ristretta cerchia dei partiti.
Il sondaggio, condotto su un campione rappresentativo dei 7.902 Comuni italiani, è stato commissionato da ASMEL, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, che raggruppa 4.525 Comuni in tutt’Italia.
I primi cittadini si dichiarano per il 35% a capo di una coalizione di centrodestra, per il 24% di una maggioranza civica e solo il 23% dichiara di guidare una coalizione di centrosinistra. Il 14% non si pronuncia, il 3% si dichiara di destra e l’1% di sinistra.
A maggioranza relativa, il 55%, essi chiedono anche la modifica di una legge che, nel secolo scorso, ha assegnato ad ANCI il monopolio della rappresentanza dei Comuni.
Che le cose siano cambiate e che il monopolio non sia più attuale è messo in evidenza dalle divisioni interne, con il 63% dei Sindaci di destra/centrodestra che vuole cambiare la legge e il 61% di quelli di sinistra/centrosinistra che si dichiara contrario.
La rappresentanza unica - sostiene Francesco Pinto, Segretario generale ASMEL – è roba da regime sovietico, mentre nelle democrazie si afferma la concorrenza associativa tra soggetti caratterizzati da orientamenti diversi e capacità di rappresentanza diversa. Salvo pervenire a una rappresentanza unitaria, capace di fare sintesi nell’interesse degli associati. In particolare, ASMEL si è affermata nella fascia demografica al di sotto dei 100mila abitanti dove vive il 76% degli italiani e dove i Comuni sono più virtuosi, con un costo pro capite della macchina amministrativa pari alla metà di quella dei grandi agglomerati, a fronte di servizi ai cittadini decisamente migliori. Le esigenze espresse dai piccoli e medi Comuni sono ben diverse da quelle dei grandi, mentre invece le norme di settore sono concepite a misura di questi ultimi ed estese agli altri, costringendoli a subire un coacervo di regole che rende ardua la scelta tra adempiere o funzionare.
ANCI non può più considerare, sottolinea Pinto, le altre associazioni come concorrenti scomodi o addirittura intrusi. Deve prendere atto che la rappresentanza plurale si è affermata sulla spinta degli stessi Enti di cui assume avere la rappresentanza unica. Essi hanno dimostrato contrarietà a ogni forma di ostracismo e auspicano una ricomposizione unitaria capace di ribaltare una situazione di fatto che vede gli Enti locali come il fanalino di coda della pubblica amministrazione, mentre invece rappresentano il caposaldo principale nel rapporto tra cittadini e istituzioni.
Beninteso, conclude Pinto, ASMEL formula i migliori auguri al futuro Presidente nazionale ANCI auspicandone una concreta apertura al modello associativo plurale.