La lunga notte del lavoro pubblico Erano previsti come la soluzione per le immense carenze di organico nelle PA eppure i concorsi pubblici indetti nell’ultimo anno e mezzo, pure contando su modalità “smart” di reclutamento, quasi mai sono riusciti a coprire i posti disponibili.

28/09/2022

Erano previsti come la soluzione per le immense carenze di organico nelle PA eppure i concorsi pubblici indetti nell’ultimo anno e mezzo, pure contando su modalità “smart” di reclutamento, quasi mai sono riusciti a coprire i posti disponibili.
Quello che si sta registrando sono concorsi pubblici deserti o con vincitori che rinunciano al posto - come nel caso dell’ultimo concorso INAIL/INL arrivando al 43% dei rinunce nelle sedi del Nord, ma non solo. Poi ci sono quelli che “bloccano” le graduatorie o che si dimettono dopo poche settimane. Con tutti i concorsi in essere si fa incetta di candidature effimere in quanto non rispecchiano una reale volontà del candidato ad essere assunto lontano dalla propria regione di appartenenza o con funzioni poco qualificate.
Da un lato, errori grossolani nel reclutamento come nel caso del concorsone unico generalista, al quale si accedeva con qualsiasi laurea, senza conoscere sede e funzioni, che ha portato tanti a rifiutare la presa in servizio.
Dall’altro l’impiego pubblico visto come ripiego, un luogo dove si lavora per adempimenti, dove non c’è meritocrazia e gli stipendi sono modesti. Insomma un luogo dove si va non perché spinti dal diventare il civil servant di cui il nostro Paese ha bisogno. Così, mentre i sindacati sottolineano in Italia che manca un dipendente pubblico su tre, le PA si trovano in un vero e proprio deserto dei tartari, nell’attesa del anto agognato nuovo personale.
In controtendenza gli Enti locali Asmel grazie nuovo meccanismo concorsuale introdotto dal Governo Draghi con il DL Reclutamento. Esso consente di creare un Elenco Idonei “aggregato” a cui ogni Comune attinge per attivare una procedura selettiva, rivolta ai soli iscritti in Elenco. Un’iscrizione garantita per tre anni, durante i quali possono o meno rispondere all’interpello dei Comuni interessati. Di certo non c’è interesse del concorrente ad andare a ingolfare la graduatoria di un Ente presso il quale non intende prestare servizio, e, dunque gli converrà attendere l’interpello di un Ente più “idoneo” alle sue aspirazioni o più vicino alla propria residenza. Anche un punto di partenza per una riforma che valorizzi le autonomie, come il luogo naturale dove le eccellenze individuali trovano massima espressione per il proprio territorio.
Il modo per far finire questa lunga notte del lavoro pubblico esiste già, ma restare ad attendere, ristagnando nei vecchi meccanismi e nelle stantie concezioni di ente locale come ultimo anello della catena della PA, non farà spuntare prima il sole.

 

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