20/03/2025
Come riportato dal Sole 24 Ore NTplus, l’ANAC è pronta a inviare circa 7mila lettere di richiamo ai RUP per i ritardi nei tempi di aggiudicazione delle gare. Dal 1° gennaio, infatti, occorre monitorare semestralmente la durata delle procedure e, se si superano i 160 giorni, presentare un piano di riorganizzazione con misure correttive. In mancanza, si rischiano sanzioni da 500mila a un milione di euro, secondo l’art. 63, comma 11, del Codice Appalti. Ma è davvero giusto attribuire ai RUP la responsabilità di questi ritardi? Il confronto con i tempi europei – dove le aggiudicazioni avvengono in media in metà del tempo rispetto all’Italia – solleva interrogativi: il problema è la lentezza dei RUP o un sistema normativo frammentato e poco chiaro? Perfino una recente delibera ANAC (n. 195/2025) riconosce la complessità delle norme italiane.
Nella banca dati Asmel, che raccoglie migliaia di procedure di gara, non emergono significativi sforamenti dei tempi di aggiudicazione. La realtà è che il rispetto delle tempistiche dipende da molteplici fattori indipendenti dalla volontà dei RUP come la nomina dei commissari, i soccorsi istruttori, i ricorsi e le verifiche sui requisiti. Invece di colpevolizzare i RUP, servono regole più chiare e strumenti per gestire le gare in autonomia.
Non a caso, nella rete Asmel stanno avendo grande successo i programmi di formazione e assistenza per la qualificazione delle SA. Un approccio concreto e pragmatico, che punta a risolvere i problemi reali in contrapposizione a sanzioni insensate.
ANAC era nata per promuovere la trasparenza e la collaborazione tra gli Enti, non per aumentare la burocrazia e complicare ulteriormente il lavoro di chi opera nella PA. La domanda è: vogliamo migliorare l’efficienza degli appalti o limitarci a cercare colpevoli?
Per approfondire leggi l’articolo su LeAutonomie.it Tempi di gara: il cronometraggio dell’Anac sarebbe utile se anche riferito alla sostenibilità dei tempi “massimi” previsti