04/03/2022
Sono stati già ripartiti 30 dei 36 miliardi di euro destinati ai Comuni (pari all'83,3% del totale), i quali dovranno ora impegnarli entro fine anno per progetti rivolti al potenziamento dell'offerta formativa, in primis gli asili nido, la prima infanzia e la messa in sicurezza dell'edilizia scolastica. Altresì, saranno chiamati a migliorare la qualità abitativa del patrimonio immobiliare pubblico, l'inclusione sociale e la tutela del territorio.
Una vera e propria mission quasi impossible. Sindaci e strutture tecnico-amministrative, infatti, sono chiamati ad uno sforzo immane per far fronte ad una mole di risorse, pari al triplo della spesa annuale per investimenti registrata nel triennio 2017/2019. Mentre molti Comuni, soprattutto quelli piccoli segnala l'approfondimento realizzato dall'Ufficio studi della CGIA per conto di ASMEL dispongono di risorse umane ridotte all'osso, con grosse difficoltà per fronteggiare le difficoltà procedurali richieste per mettere a terra questi investimenti.
Sostiene Francesco Pinto, Segretario generale dell'ASMEL: «A nulla valgono le migliaia di assunzioni a progetto, con personale precario, dunque poco motivato ad affrontare le complessità procedurali che affliggono gli Enti locali. Poco risolvono le task force calate dall'alto o i finanziamenti per improbabili campagne di comunicazione».
Anche se, è bene ricordarlo, il ruolo delle Amministrazioni comunali rimane centrale. «I Comuni prosegue Pinto sono, in ogni, caso, i più efficaci investitori pubblici, come certificato dalla Corte dei Conti. Ma ancor prima dei soldi chiedono opere di bene. Ovvero semplificazione e superamento del bigottismo normativo che affligge non solo i privati ma anche il settore pubblico».
A tal fine, continua Pinto, «ASMEL chiede da anni di importare in Italia le norme europee sugli appalti e quelle sulle rinnovabili. Con queste ultime, ad esempio, senza bisogno di indebitarsi, lo Stato potrebbe garantirsi 8000 alleati, i Comuni italiani, per realizzare almeno 20 GW di impianti per comunità energetiche in un anno. Oggi siamo in fondo alla classifica in Europa che vede in testa Germania, Paesi bassi e Regno unito. Eppure non è questione di soldi, perché si tratta di impianti che si auto finanziano. Men che mai di fattori climatici. Mancano solo le opere di bene».
Lo studio CGIA-Asmel, infine, evidenzia come che su un ammontare di risorse previste dal Recovery che vale complessivamente 191,5 miliardi, gli enti locali sono chiamati ad impegnare e realizzare investimenti per oltre 36 miliardi, circa il 20% del totale.
E delle 16 componenti che compongono le missioni in cui si articolano gli interventi, i Comuni assumono un ruolo importante in 8 componenti, impegnando mediamente di questi il 37% delle risorse, ma arrivando anche all'80% per le componenti M5C2 Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore e M5C3 Interventi speciali per la coesione territoriale