Bigottismo normativo

Gli adempimenti burocratici rappresentano ormai l’attività più assorbente che grava in capo ai dipendenti pubblici. Le responsabilità dirigenziali si misurano non in base ai risultati conseguiti ma in base ad adempimenti formali, spesso ridondanti ed autoreferenziali. ASMEL ha censito circa 1120 adempimenti che appesantiscono il lavoro degli uffici comunali. In primis quelli amministrativi e finanziari, per non parlare degli adempimenti imposti ai responsabili degli appalti, chiamati a caricare dati e informazioni su tutti i distinti portali statali soltanto perché questi non hanno previsto fino ad ora un’automatica condivisione delle banche dati. Di fronte alla deriva di questo bigottismo normativo le proposte di ASMEL sono state sempre concrete: recepimento automatico nella normativa nazionale delle Direttive europee sugli Appalti in luogo di Codice e regolamenti, introduzione di un’unica banca dati nazionale centralizzata, semplificazione degli adempimenti in materia di anticorruzione e trasparenza a vantaggio di misure concrete e non formali da parte delle PA. Gli ultimi interventi sembrano – seppur parzialmente e con anni di ritardo – recepire alcune di queste istanze, ma le riforme introdotte da ultimo dal nuovo Codice dei contratti pubblici rischiano di essere rallentate e vanificate dalla rigidità dell’apparato statale che è chiamato ad attuarle attraverso strumenti concreti. Un fronte aperto sul quale ASMEL continuerà nella sua azione di denuncia e di stimolo al Legislatore e ai diversi soggetti attuatori, su tutti le Autorità indipendenti chiamate ad essere facilitatori dei processi di ammodernamento della pubblica amministrazione e non meri controllori di natura formalistica. ASMEL si è fatta inoltre promotrice di alcune pubblicazioni che potessero aiutare la percezione del fenomeno dal punto di vista delle realtà locali, su tutti “Il Borgomastro e il Cancellario. Storie di burocrazia ostruttiva” [2018] (giunto alla sua terza ristampa) e “95 Tesi per la Riforma (della Pubblica Amministrazione)” [2022], provocazioni che intendono stimolare il dibattito su aspetti concreti che coinvolgono da anni i Comuni italiani.

La riforma del Testo unico degli Enti locali

Il 4 agosto 2023 è stato messo a punto dal Governo uno “schema di disegno di legge recante delega al Governo per la revisione delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”. Quello che emerge è un’assenza di prospettiva, non dando corso a quella valorizzazione del principio di sussidiarietà avviata, e mai completata, con le riforme degli anni ’90. Questo schema di legge delega rappresenta un vero salto indietro negando di fatto l’autonomia e considera gli enti locali come incapaci di autogestirsi e quindi bisognosi di tutela. Si rinnovano modelli del passato, estranei alla nuova cultura dell’amministrazione locale maturata nel contesto europeo, e che frenano la capacità di governance degli Enti locali. Inoltre lo schema di legge delega non prende in considerazione il problema della rappresentanza degli enti locali, di fatto affidata all’Unione Province Italiane (UPI) e all’ANCI (associazione nazionale dei comuni italiani). La seconda in particolare, anziché rappresentare le istanze dei comuni, funge da cinghia di trasmissione del controllo statale sull’operato dei Comuni. Circa il 78% del bilancio dell’ANCI è rappresentato da trasferimenti dallo Stato e non da risorse provenienti dai Comuni. Di fatto questo schema di legge delega ignora il fatto che le istanze dei Comuni non trovano adeguata rappresentanza nell’ambito della Conferenza Stato Città e della Conferenza Unificata.

Attuazione PNRR

Negli auspici originari il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrebbe dovuto intervenire sulle disparità di carattere socio-economico che caratterizzano fortemente il nostro Paese e che incidono profondamente sulla competitività dell’economia nazionale. In particolare riguardo agli elementi di natura geomorfologica, su tutti la profonda disparità tra le zone ad alta urbanizzazione e le micro-realtà territoriali, sempre più isolate a cause di barriere infrastrutturali e di copertura digitale. Il PNRR avrebbe dovuto rappresentare l’occasione di riconversione strutturale del tessuto produttivo del Sistema-Paese consentendo uno scatto di competitività in grado di intervenire, mutatis mutandis, con la forza di un piano Marshall. Il Paese infatti non è stato devastato da un conflitto bellico, ma al pari di un conflitto bellico ha raso al suolo intere economie e interi territori che non è possibile “tirare su” allo stesso modo di come erano prima. La crisi economica dell’ultimo ventennio, il cambio di passo dell’economia globalizzata, la rivoluzione digitale in atto, da ultimo la chiusura forzosa dell’economia aperta causa Covid necessitano di interventi volti a riconvertire la competitività dell’intero sistema-Paese. In questo gli Enti locali conservano un ruolo strategico non adeguatamente valorizzato. Come messo in evidenza dal recente Rapporto dell’Osservatorio PNRR del The European House – Ambrosetti, oltre il 53% dei progetti ha come soggetto attuatore i Comuni, per un ammontare finanziario pari al 47% delle risorse PNRR. Di questi il 21% dei finanziamenti dovrà essere gestito da Comini con meno di 5.000 abitanti, che avranno la responsabilità di quasi sei progetti a testa. ASMEL assiste i Comuni nell’implementazione del PNRR tramite un ampio ventaglio di servizi, tra cui il servizio “MY PNRR” di aggiornamento permanente sui bandi e graduatorie ed esiti; i Corsi e Master sul PNRR e sul PNC organizzati in collaborazione con la rete di esperti e partner istituzionali (Politecnico di Milano, SDA BOCCONI, Università di Napoli Parthenope); il supporto alla progettazione, applicazione e sviluppo del modello BIM; lo sviluppo di cronoprogrammi attuativi con indicazione delle criticità (risk management); la piattaforma di gestione servizi di procurement; l’ufficio tecnico virtuale; il supporto per gli adempimenti di rendicontazione REGIS, i servizi di reclutamento del personale PNRR.

 

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