La legge sui piccoli Comuni: un capolavoro di ipocrisia e di bigottismo normativo Il Parlamento ha approvato in via definitiva il ddl 2541 “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni” dopo una gestazione lunga 10 an

29/09/2017

Il Parlamento ha approvato in via definitiva il ddl 2541 “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni” dopo una gestazione lunga 10 anni.

Franca Biglio, la combattiva Presidente dell’ANPCI, l’Associazione dei piccoli Comuni, l’ha definita una legge di principio che riconosce l’importante ruolo che i piccoli comuni svolgono sul territorio nazionale. Si tratta, infatti, di una svolta storica dopo anni di tentativi per costringere i Comuni minori alle Unioni o Fusioni obbligatorie. Mentre le proposte di legge sulle fusioni obbligatorie non hanno avuto successo nelle aule parlamentari, la legge sulle Unioni coatte del 2010 maggio non ha sinora trovato pratica attuazione ed è ormai in stallo davanti alla Corte Costituzionale, dopo che il TAR Lazio ha accolto tutte le eccezioni di incostituzionalità, ben 11, presentate da ASMEL.

Ci sarebbe da esultare per la svolta rappresentata da una legge ricca di disposizioni miranti alla valorizzazione ed alla tutela delle piccole realtà locali, e con la quale il Parlamento finalmente smette di inseguire il “pensiero unico” espresso dall’ANCI, che si era spinta con l’ex Presidente Piero Fassino ad invocare l’azzeramento dei Comuni con meno di 15 mila abitanti. Ma analizzando nel concreto il contenuto della legge, emerge un bel contenitore, desolatamente vuoto di contenuti... (continua, vedi sotto il Comunicato completo).

 

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